Racconigi

riflessioni dei ragazzi dopo la partecipazione al concorso

Racconigi Resistente

riflessioni dei ragazzi dopo la partecipazione al concorso

Il Concorso “Racconigi Resistente” ci ha permesso di riflettere sul valore del movimento di Resistenza Nazionale, partendo da storie, luoghi e personaggi racconigesi.

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La nostra curiosità ci ha spinto ad andare, in bicicletta, a Sommariva Bosco, per rintracciare la lapide di don Carlo Chiavazza ma anche ad inoltrarci nei boschi del Maira e di Vallombrosa, dove i partigiani nascondevano le armi e cercavano rifugio. Abbiamo imparato che casa Pelleri era la sede dei Fascisti, come anche la Caserma dei Carabinieri, che il Castello reale, pochi giorni dopo l’armistizio, era già in mano ai tedeschi, che l’Ospedale Neuro costituì un centro di resistenza dove si nascondevano gli oppositori politici, i partigiani, e perfino gli ebrei, e dove i medici antifascisti rischiavano ogni giorno la vita per salvare quella degli altri.

Con orgoglio abbiamo scoperto che il nostro piccolo paese ebbe un ruolo fondamentale come collegamento tra le formazioni delle Alpi e quelle delle Langhe e che fu tra i primi centri della provincia di Cuneo a vedere la nascita di un Comitato di Liberazione Nazionale, per di più nella canonica di San Giovanni, una peculiarità nell’ambito della Resistenza italiana a dimostrazione che anche la Chiesa ebbe un ruolo importante nel processo di lotta al Nazifascismo. Infine ora sappiamo che a Racconigi la liberazione è avvenuta la sera del 29 aprile, in modo pacifico e senza spargimenti di sangue, grazie all’opera di mediazione del CLN, di Ferruccio Ton, primo futuro sindaco della Liberazione, e del parroco don Saglietti. Nella mattinata del 30, tra pochi giorni saranno 80 anni, le forze partigiane entrarono a Racconigi accolte da una folla festante di bandiere e canti: dal Prato della Fiera , ora Piazza IV novembre, la formazione badogliana, dal viale monumentale quella garibaldina.

Ma soprattutto abbiamo conosciuto i protagonisti della Resistenza locale: Domenico Mina, soprannominato “Carbunin” dai Racconigesi. Viveva insieme ai vecchi genitori in Piazza del Gesù e faceva il venditore ambulante di frutta e verdura; col nome di battaglia Remo fu uno dei fondatori del CLN insieme a Don Carlo Chiavazza e al Dottor Antonino Quaglia. Mina era uomo semplice e mite, non possedette mai un’arma e condannò sempre la guerra come una estrema necessità. Con lui abbiamo imparato che la Resistenza fu un movimento di larghissima partecipazione, non solo di intellettuali e politici, ma anche di uomini comuni, talvolta di modesta estrazione sociale, tutti accomunati dalla stessa volontà di riscatto. Abbiamo conosciuto Giuseppe Marinetti chiamato “Peppi” che militò presso le formazioni Garibaldine della Valle Maira. Al ritorno dalla guerra ricoprirà per ben tre mandati la carica di sindaco di Racconigi. E poi Giovanni Appendino, detto Mimì, combattente nella Brigata Garibaldi delle Langhe. Tornato a Racconigi il giorno di Natale del ’44 per riabbracciare la sua famiglia, verrà assassinato dalle Brigate nere nel cortile di casa a 22 anni. Quante volte siamo passati davanti alla sua lapide in via Priotti, mentre andavamo a scuola o a calcio…ora sappiamo molte più cose su di lui , e anche noi potremo contribuire a conservarne la memoria.

E la banda dei “giovanissimi”: Sismonda, Audisio, Groppo, Tribaudino, Allasia e tanti altri…, ragazzi che non avevano l’obbligo di leva e quindi potevano circolare liberamente. Essi vennero utilizzati come staffette, per affiggere manifesti o scrivere frasi sui muri dopo il coprifuoco, oppure per distribuire la stampa clandestina. Avevano la nostra età, ma la dittatura e la guerra li avevano fatti crescere in fretta e sviluppare una coscienza civile e politica fatta di grandi ideali. Il Fascismo aveva rubato loro la giovinezza e la speranza, spesso anche la vita, per vuoti sogni di grandezza. Quando si trattò di scegliere tra la Repubblica di Salò e una nuova Italia non ebbero nessuna esitazione su quale fosse la parte “giusta”. Tra questi anche Eugenio Buscattti detto Pulcino, a cui non bastava fare la staffetta; volle partecipare ad azioni armate con i suoi compagni e durante una di esse verrà ucciso a soli 15 anni, la mia età. Lo sapevate inoltre che anche Racconigi ebbe il suo “Salvo D Acquisto”? Si tratta di Lallo, un partigiano del distaccamento “Pulu” che operava sul nostro territorio. Una sera, nella periferia di Moretta, una colonna tedesca ritrovò una macchina carica di armi. Il comandante minacciò di dar fuoco al paese se non si fosse presentato il proprietario. Lallo non ebbe esitazioni e si consegnò, evitando con la sua morte che Moretta subisse la stessa sorte di Boves. Ma anche le donne racconigesi hanno dimostrato grande coraggio e hanno avuto un ruolo fondamentale nella lotta di Liberazione: la bisnonna della nostra compagna Sara donò gli abiti del marito ai soldati della IV armata che, in fuga dal sud della Francia, cercavano di raggiungere le loro famiglie e più volte aprì la sua casa ai partigiani in difficoltà. E poi abbiamo conosciuto delle vere e proprie eroine, come Suor Leopoldina, che nascondeva e curava i partigiani nel Neuro, e Valentina Ferrero: sola, in mezzo a due schieramenti di fascisti, osò accompagnare un giovane partigiano garibaldino nel suo ultimo viaggio. Neanche il vicario di Santa Maria voleva dargli sepoltura. Lei, coperta da un velo nero e con in braccio un grande mazzo di garofani rossi, sfidò le brigate nere schierate sul sagrato della chiesa per rendere il giusto onore al ragazzo. La Resistenza fu dunque anche l’occasione di straordinari gesti di pietà e generosità, spesso da parte di persone del tutto ordinarie, come questa donna che agì col cuore di una madre .

Il nostro percorso ci ha portato a disegnare, scrivere testi, lettere e interviste immaginarie, suonare “Bella ciao” , realizzare video e podcast, recitare il ruolo di partigiani nella boscaglia, comporre poesie.

Gli alunni dell'IIS Arimondi-Eula e IC "B.Muzzone" di Racconigi

Ultimo aggiornamento: 27/04/2025